San Gemini: storia, acqua e tradizione
Proseguendo per SP22 arriviamo a San Gemini, una delle più pittoresche città dell’Umbria e nel 2000 è entrata a far parte del circuito delle città Slow. Forse conosci San Gemini proprio grazie alle sue acque minerali, famose sin dall’epoca romana. Nascono alle pendici del Monte Torre Maggiore, dando vita a due fonti: Sangemini e Fabia, ricche di sali minerali che favoriscono l’assimilazione del calcio.
Devi sapere che San Gemini è un piccolo scrigno di storia, dove ogni pietra racconta un passato ricco e affascinante. Le sue radici affondano nell’età romana, quando qui sorgeva una villa del I secolo a.C., i cui mosaici puoi ancora ammirare in via del Tribunale. Con il Medioevo, il borgo si è trasformato in una cittadina fortificata, posta lungo l’antica via Flaminia.
Passeggiando per le sue strade, potrai entrare da Porta Romana e ritrovarti nella vivace piazza dove si trova la Chiesa di San Francesco, risalente al XIII secolo, e il Palazzo Comunale. Non mancheranno luoghi di fede e bellezza artistica: la Chiesa di San Giovanni Battista, con la sua facciata romanica, e il Duomo, dedicato a San Gemine, che custodisce le reliquie del santo che dà il nome al borgo. Poco fuori dal centro storico, faremo una tappa all’abbazia di San Nicolò, un angolo di pace fondato nell’XI secolo – pensa che il portale originale si trova oggi al Metropolitan Museum di New York!
Ma il vero gioiello della zona è il Parco Archeologico di Carsulae, l’antica città romana abbandonata dopo un terremoto medievale. Qui, lungo la via Flaminia, puoi ancora percorrere il tratto ben conservato che attraversa il foro, il teatro e persino un anfiteatro di dimensioni impressionanti. È facile immaginare la vita che un tempo animava queste strade e le soste dei viaggiatori nei pressi dei Templi Gemelli, che ispiravano curiosità e devozione.
Se c’è una cosa che, spero, possa rendere speciale il nostro viaggio nelle Terre Arnolfe, è quell’armonia che, sono certa, troverete tra i sapori del territorio e la sua bellezza. Qui a San Gemini, il vino e l’olio diventano ambasciatori della cultura locale, raccontando storie di tradizione, passione e innovazione.
Mia cara, non vedo l’ora di far conoscere a due intenditori come te e Filippo la Cantina Violati, dove la tradizione si fonde con la tecnologia all’avanguardia. Potrete degustare vini come Grechetto, Ciliegiolo e Sangiovese, oltre a Chardonnay e Merlot affinati in botti di rovere e vasche d’acciaio. Ma il vero gioiello sono gli spumanti: dal metodo charmat al metodo classico, che riposa pazientemente nelle grotte medievali del borgo.
Quanto al cibo, non mancheremo di provare i piatti della tradizione umbra alla Taverna del Torchio, come il cinghiale in umido e il famoso pampepato, tipico dolce della tradizione locale che, ti confesso, per le ultime festività di Natale, ho preparato personalmente grazie alla preziosa ricetta che mi è stata rivelata da una cara amica umbra. Un vero successo! Tranquilla che te ne ho messo da parte qualcuno.
Montecastrilli tra sapienza antica e innovazione
Cara Matilde, dopo le meraviglie di San Gemini, il nostro viaggio ci conduce a Montecastrilli – come dice lo stesso nome – una roccaforte che ha saputo custodire secoli di storia e tradizioni. Immagina questo borgo, arroccato a 392 metri di altezza, con le sue origini che si perdono nei secoli e un’impronta medievale ancora viva. Passeggiando per le sue vie, si respira il fascino di un tempo lontano. Il cuore spirituale e artistico del borgo si rivela nella Chiesa di San Nicolò, dove le cappelle barocche accolgono opere di grande valore, come il Crocifisso ligneo del XV secolo e una tela del Poliziano. Poco distante, il silenzio avvolge il monastero delle Clarisse e la Chiesa di Santa Chiara, che custodiscono la tomba di Suor Maria Lanceata Morelli e una magnifica tela settecentesca raffigurante l’Assunta.
Le sue frazioni, da Collesecco a Quadrelli, da Castel dell’Aquila a Casteltodino e Farnetta sono piccoli scrigni di bellezza e fascino. Non possiamo perdere una passeggiata per il sentiero che porta alla Chiesa di San Lorenzo in Nifili, costruita tra il X e l’XI secolo su un antico tempio romano.
Se verrai in estate potrai assistere alla Festa di San Lorenzo, che si celebra ogni 10 agosto nei pressi della piccola chiesa dedicata al santo. Dopo la Messa pomeridiana, il borgo si anima di attività conviviali, ma il vero spettacolo arriva con la sera, quando ci si sdraia sull’erba per osservare le stelle cadenti. È un momento magico, che invita a esprimere desideri, proprio come si faceva da bambini.
Dimenticavo! Dall’anno scorso Montecastrilli fa parte del Cammino delle Big Bench Route. Sarà carino inviare ai tuoi nipotini le foto sulle colorate panchine giganti.
Ma, cara Matilde, non è solo la storia a incantare: Montecastrilli è anche un paradiso per gli amanti dei sapori autentici. Le aziende agricole di questi luoghi, cuore pulsante della piccola economia custodiscono tradizioni che si intrecciano con l’innovazione, offrendo prodotti che parlano del territorio: suini allevati allo stato semi-brado, olio d’oliva dal gusto unico e vini semplici ma piacevolmente beverini, frutto di alcune cantine locali.
Avigliano Umbro: la natura racconta la storia
Altra tappa dell’itinerario che ti propongo è Avigliano Umbro, ogni pietra e ogni scorcio raccontano storie di antichi conflitti, arte e fede. Durante il Medioevo, questo borgo fu a lungo conteso tra Todi e Amelia, e di quel passato turbolento rimane traccia nella porta principale, dove un’aquila in marmo, simbolo di Todi, domina ancora oggi, come un antico guardiano.
Il borgo conserva parte del suo tessuto medievale: tratti di mura, la porta d’accesso e l’imponente torrione cilindrico sormontato dall’orologio pubblico ci parlano di un’epoca in cui Avigliano Umbro si difendeva con fierezza. Tra i gioielli artistici spicca la Chiesa della Santissima Trinità, che custodisce una tela raffigurante la Madonna del Rosario, attribuita ad Andrea Polinori, grande pittore tuderte.
Appena fuori, nelle frazioni del territorio, il Castello di Santa Restituta, accanto alla zona archeologica della Grotta Bella, conserva un fascino misterioso, reso ancora più suggestivo dalle statuette protostoriche e romane rinvenute lì vicino.
A Toscolano, ci attende la cappella della Maestà di Toscolano, con i suoi affreschi attribuiti a Pier Matteo d’Amelia, mentre il Castello di Sismano impressiona con le sue imponenti torri laterali. Ma il vero capolavoro naturale è la Foresta Fossile di Dunarobba, un luogo unico al mondo. Qui, oltre 40 tronchi risalenti a circa 2 milioni di anni fa si ergono ancora in posizione eretta, testimoni di un’epoca in cui questa terra era coperta da foreste subtropicali di gigantesche conifere. Passeggiare tra questi giganti fossili è come entrare in una dimensione sospesa, dove il tempo sembra essersi fermato per raccontare un passato lontanissimo.
E per un pasto che ti conquisterà, faremo una tappa a La Casareccia, un ristorante dove la cucina umbra si esprime in tutta la sua autenticità. Potremo gustare le fettuccine al tartufo, che come ben saprai da queste parti ne abbiamo per tutte le stagioni: dal tartufo nero pregiato allo scorzone estivo, dal tartufo nero uncinato al tartufo bianco detto trifola. Potrai farne scorta e portarne ai tuoi cari!
Acquasparta: l’acqua che cura e la culla dei Lincei
Proseguendo il nostro viaggio, arriviamo ad Acquasparta, un luogo dove la storia, la natura e la cultura si intrecciano armoniosamente. Situata sopra un colle a 350 m sul livello del mare, immersa nel verde dei Monti Martani, questo borgo domina la valle del Naia, affluente del Tevere, ed era già noto in epoca romana per le sue fonti termali, l’Amerino e la Furapane, apprezzate per le proprietà curative.
La sua importanza crebbe nel Medioevo, quando, dopo il declino della città romana di Carsulae, sorse il castello di Acquasparta, menzionato per la prima volta nel 996 come parte delle Terre Arnolfe.
Il periodo di massimo splendore arrivò sotto la signoria dei Cesi, che trasformarono il borgo in un vivace centro culturale. Fu proprio il duca Federico Cesi a fondare qui, nel 1603, l’Accademia dei Lincei, la prima scuola scientifica europea, che ospitò luminari del calibro di Galileo Galilei.
Il cuore del borgo è il suo centro storico, dominato da Palazzo Cesi, un gioiello rinascimentale progettato da Gian Domenico Bianchi. Al suo interno, le sale affrescate dagli Zuccari e i soffitti a cassettoni raccontano la grandezza di un’epoca in cui Acquasparta fu un faro del sapere.
Le chiese del borgo aggiungono fascino al suo panorama: la Chiesa di San Francesco, con il suo stile romanico-gotico del 1294; la Chiesa di Santa Cecilia, patrona della città, che ospita la tomba del principe Federico Cesi; e la Chiesa della Madonna del Giglio e quella del Sacramento, che con la loro semplicità raccontano la devozione del luogo. Quest’ultima custodisce un mosaico romano proveniente da Carsulae, un omaggio alle origini profonde di questa terra.
Ma Acquasparta non è solo storia. È anche un borgo che celebra la vita attraverso le sue tradizioni. Ogni anno, nel mese di giugno, le sue strade si animano con la Festa del Rinascimento, dove le tre contrade si sfidano in giochi e competizioni, coinvolgendo abitanti e visitatori in una celebrazione che nell’ultimo anno ha attirato oltre 30 mila persone. È un esempio straordinario di come il volontariato e l’amore per il proprio territorio possano dare vita a un evento che non si limita a divertire, ma tramanda cultura e comunità.
Portaria tra storia e sapori sotto il fuoco
Il territorio di Acquasparta è costellato di borghi e castelli che meritano una visita. Il piccolo borgo medievale di Portaria si trova a 470 metri sul livello del mare e dalla sua cinta muraria quasi intatta, domina due vallate: quella del torrente Naia e quella che si affaccia sui Monti Martani, offrendo panorami che lasciano senza fiato. La Torre dell’Orologio, che svetta sulla piazza pavimentata in travertino, è il simbolo del borgo, mentre la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, costruita nel XII secolo con pietre provenienti dall’antica Carsulae, racconta la lunga storia di fede e tradizione di questo luogo. Portaria (anticamente Porcaria per via dei pascoli abbondanti di maiali) ha una storia che sembra uscita da un libro di leggende. Nel 1499, Lucrezia Borgia passò per Portaria prima di prendere possesso del governatorato di Spoleto. Accolta al castello con tutti gli onori, il suo arrivo fu un evento memorabile per questo piccolo borgo. Immaginarla qui, tra queste mura e questi paesaggi, richiama inevitabilmente i versi di Pietro Bembo, “Crin d’oro crespo e d’ambra tersa e pura, ch’a l’aura su la neve ondeggi e vole, occhi soavi e più chiari che ‘l sole, da far giorno seren la notte oscura.”
Matilde cara, quanto mi commuove questa immagine! È facile pensare che la sua presenza, come quel “riso che acqueta ogni pena”, abbia lasciato un’eco che ancora oggi sembra risuonare tra i vicoli del borgo.
Ma Portaria non è solo storia e panorami: è anche un’esperienza di sapori autentici. Qui, possiamo assaggiare la famosa pizza “sotto lu focu” delle Sorelle Pesciaioli, cotta sotto la brace secondo una tradizione che unisce antica sapienza e passione per la cucina. Un morso e si è trasportati in un tempo lontano, dove i sapori raccontavano storie di famiglia e di terra.
Spero, cara Matilde, di non essermi dilungata troppo, ma, come avrai ormai capito, questa terra ha il dono della discrezione. Non alza la voce per farsi notare, non cerca applausi fragorosi. Si lascia scoprire solo da chi sa camminare con lentezza, da chi sa osservare con curiosità e ascoltare con il cuore. Qui, ogni angolo è un invito alla contemplazione, un sussurro di bellezza che ti chiede di fermarti, respirare e lasciarti incantare.
Terre Arnolfe e i suoi dintorni
Questa è una terra di cammini, dove i passi seguono antichi sentieri tra boschi, colline e corsi d’acqua. È una terra di notti limpide, quando le stelle cadenti sembrano raccontare i desideri di chi guarda il cielo. E poi ci sono i campi: in primavera esplodono di verdi intensi e di fiori selvatici che dipingono i prati con sfumature delicate. In estate, il sole accarezza distese di girasoli e campi di grano, creando un paesaggio che sembra uscito da un quadro di Van Gogh, mentre i borghi si riempiono di vita, di risate nelle taverne e di profumi delle sagre di paese.
L’autunno qui è un vero spettacolo per l’anima: i colori caldi della vendemmia avvolgono le colline, e l’aria profuma di mosto e di olive appena raccolte. È il momento in cui il paesaggio si trasforma in un dipinto impressionista, vivo e pulsante. E anche l’inverno, con la sua quiete, ha il suo fascino unico. I borghi si fanno intimi, come vecchi amici che ti accolgono con il calore di un camino acceso. Il profumo delle cucine, di zuppe calde e pane appena sfornato, si mescola al silenzio delle strade acciottolate.
E sai, cara Matilde, c’è ancora tanto da scoprire. Intorno alle Terre Arnolfe ci sono altre gemme che aspettano di essere esplorate. Amelia, con le sue imponenti mura romane, Massa Martana, un vero gioiello umbro dopo il restauro della rupe e poi c’è Narni, con i suoi cunicoli sotterranei che narra storie di un passato sospeso nel tempo.
Anche noi, nonostante viviamo qui da poco, abbiamo ancora tanto da scoprire. Ogni occasione è buona per visitare un borgo che non conosciamo, provare una degustazione in una cantina mai esplorata o sederci a tavola in un ristorante di cui abbiamo sentito parlare.
Dopotutto, mia cara, ogni scusa è perfetta per tornare nel cuore dell’Umbria e lasciarsi sorprendere ancora una volta dalla sua magia. Sono sicura che, dopo il nostro primo viaggio insieme, anche tu sentirai il richiamo irresistibile di questa regione, proprio come succede a me ogni volta che scopro ne scopro un angolo nascosto.
Con tutto il mio affetto,
Tua Paola
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